lunedì 11 giugno 2007

Timido Fiore

Timido fiore nel vento della folla

i tuoi occhi nei miei.

Occhiali alla Lennon.

Nascondi i tuoi sogni, ma non la tua anima.

I miei occhi nei tuoi.

Ti allontani.

Semplice e bella,

nei tuoi capelli raccolti

nella tua maglietta bianca

nei tuoi occhiali alla Lennon.

Metto il guinzaglio alla mia timidezza e la porto a spasso.

Non riesco a mettere il guinzaglio alla mia allergia.

Mentre combatto con la timidezza, lotti con la carta mancante.

Mi sorridi.

Ti allontani ancora.

Semplice e bella,

con la mano nei capelli e i libri sotto il braccio.

Timido fiore senza nome.

giovedì 24 maggio 2007

Un tramonto

Il sole tramonta e mi ripenso.

Che strano ottenere qualcosa per una volta…

…e non esserne soddisfatto.

La storia si ripete.

Le persone cambiano, a volte muoiono, io ricomincio il giro.

Da bambino vedevo gli altri bambini, più piccoli di me, felici e li invidiavo; anche se bambino non lo sono mai stato, veramente, da quando me ne ricordo in modo chiaro.

Del periodo precedente mi sono rimasti in testa odori , luci, suoni frullati dal tempo.

Gli occhi di mia madre che brillavano di gioia,

le risate confuse di tanti così presenti in quel periodo,

il sapore della pastina e delle patate e carote schiacciate,

il profumo e i colori delle cotolette e delle patate fritte proibite.

Finché non sono andato a scuola ed è nato mio fratello.

Da allora non ero più il più piccolo, se mio fratello mi imitava e si faceva male era colpa mia.

Non potevo più fare il monello: tutto questo a soli cinque anni.

Ricordo quando, ancora prima di andare a scuola, giocavo a pallone in casa e i miei genitori spostavano i mobili per farmi tirare.

Dopo mi reggevano dalle braccia per non farmi cadere e io, tutto concentrato, tiravo un calcio a un pallone più grande della mia gamba, completamente vestito da calciatore, addirittura con le scarpette.

Poi, quando ho iniziato ad andare a scuola, dovevo studiare e, mentre i miei amici giocavano fuori nella villetta, io non potevo giocare con loro perché mi potevo fare male, era il periodo del terrore delle siringhe nei parchi.

Con papà raccoglievame le figurine dei calciatori sugli album Panini.

Inizialmente lui, che non lo aveva mai fatto, figuriamoci io, si era lanciato in quest’avventura armato di nastro adesivo e santa pazienza; dopo un po’ di tempo, e tanto nastro adesivo attaccato, prendendo in mano l’ennesima figurina, mio padre ha notato che un angolo della figurina si era leggermente staccato, scoprendo così, con esclamazioni molto meno sante della pazienza iniziale, che le figurine erano autoadesive .

Quando a scuola ho visto che lo facevano gli altri ho smesso, mi è sempre piaciuto andare controcorrente.

Ho iniziato a scrivere quando sono andato a scuola, prima non mi facevano provare perché avevano paura che mi “cacciassi un occhio” con la penna.

Infatti ho una calligrafia….

Mi telefona un amico

- Hai saputo di Johnny?

- No

- Ha avuto una crisi epilettica provocata da una massa tumorale che gli comprime il cervello…

Lo sento ancora parlare, ma il pensiero è un altro, come posso aiutare Johnny.

Mi do da fare, gli telefono per sapere come sta, mi informo da qualche medico e poi mi rendo conto. Mentre mi faccio seghe mentali un altro ragazzo, che invece vive con la gioia di vivere, vede andare a pezzi tutto.

E riesce a sorridere.

Mi torna in mente la frase di un amica : “ La vita è una sola, vivila!”.

Ha ragione.

lunedì 21 maggio 2007

Sogno di una notte

Fa caldo. Ore di studio trascorse. Genitori russanti. Gelato sullo stomaco misto a sfide ai video games.

No, non riesco a dormire mentre penso al tuo sorriso di stelle e alle perle nere di notte dei tuoi occhi. Sei bella, troppo bella.

Galleggia nel fiume dei ricordi il nostro primo incontro: un legamento crociato fresco d’intervento, un compleanno. Strano binomio.

Vestita di notte e di freddo fumavi in terrazzo. In ritardo, come al solito, ti ho visto, mentre falchi più esperti già volavano intorno.

Tu eri troppo bella, troppo misteriosa, troppo qualsiasi cosa per accorgerti di me.

Quella notte ti ho sognata.

Armato di battute stupide e sorrisi a nascondere la mia timidezza, lentamente ho iniziato a conoscerti e a nascondere me stesso e quello che provavo in mille ruoli di buffone sempre diversi.

Il fuoco saliva alto quella notte ad abbracciare la musica e a cancellare il freddo. Il profumo delle castagne nell’aria si mescolava a progetti di viaggi.

Cerchio di sguardi intorno al fuoco che non c’era a casa di Mario quella sera. Allegria tanta ma timidezza di più. Travestito da giullare mi sono inventato balli e giochi per fuggire all’imbarazzo di averti vicino e di non sapere cosa dire.

In una foto balliamo abbracciati e io torno per un momento bambino. Emozionato alle prime feste delle medie e ai primi balli, quando la più carina ballava finalmente anche con me e i due minuti della canzone mi sembravano un eternità.

Le invasioni invadevano la città e noi invadevamo loro, mentre la musica era lontana e vicina al tempo stesso. E io avevo fatto tardi come al solito e tu eri carina e semplice nei tuoi jeans.

Come caprette ci siamo arrampicati lungo un sentiero molto piccolo evitando un serpente di folla e siamo arrivati a una cascata…

…senza acqua tra rocce gradini e la prima lucciola che ho visto in vita mia.

Poi il gruppo si è riallargato e io sono ridiventato timido clown.

Il sole sorgeva caldo sul campo di battaglia del mio cuore tra il desiderio di vederti e la paura di non essere alla tua altezza. E io stranamente…

…ero in ritardo perché avevo lucidato la mia armatura di principe azzurro con le ruote. E tu eri bella in infradito, pinocchietto nero e occhiali da sole a nascondere una notte in discoteca.

E tutto andava bene finchè i miei hanno affrontato uno degli argomenti che mi imbarazza di meno: “Perché i giovani non si fidanzano” e per fuggire da questo discorso tabù mi sono avventurato in un autogol ancora più grande, raccontare di quanto mia madre sia presente con le sue telefonate, ma in fondo ( neanche tanto ) io sono fatto così.

Non riuscivo a dormire così te l’ho raccontato.

Buona notte.

Pensieri Notturni

E' strano quando si desidera qualcosa al punto di stare male, ma arrivati a un passo dall'ottenerla ci assale l'angoscia.
Se non fosse bella come la sognavo, se non fosse il lavoro che desideravo, se...
Come uno stormo di corvi neri ci assalgono i "se", con i quali non si fa la storia, ma si fanno i rimpianti.
Così anch'io arrivato a un passo dal potermi esprimere liberamente, finalmente libero dalla paura di essere giudicato, tentenno.
Anzi oscillo tra il desiderio di essere conosciuto ancora più a fondo dai miei amici e la paura di essere ancora più vulnerabile; così mi rendo conto che forse,alcune cose che ho scritto non possono essere lette da tutti, perchè sono troppo vere e troppo personali.
Emozioni e ricordi che ognuno di noi ha nel suo cuore, ma che devono restare lì, come un tesoro segreto.