Il sole tramonta e mi ripenso.
Che strano ottenere qualcosa per una volta…
…e non esserne soddisfatto.
La storia si ripete.
Le persone cambiano, a volte muoiono, io ricomincio il giro.
Da bambino vedevo gli altri bambini, più piccoli di me, felici e li invidiavo; anche se bambino non lo sono mai stato, veramente, da quando me ne ricordo in modo chiaro.
Del periodo precedente mi sono rimasti in testa odori , luci, suoni frullati dal tempo.
Gli occhi di mia madre che brillavano di gioia,
le risate confuse di tanti così presenti in quel periodo,
il sapore della pastina e delle patate e carote schiacciate,
il profumo e i colori delle cotolette e delle patate fritte proibite.
Finché non sono andato a scuola ed è nato mio fratello.
Da allora non ero più il più piccolo, se mio fratello mi imitava e si faceva male era colpa mia.
Non potevo più fare il monello: tutto questo a soli cinque anni.
Ricordo quando, ancora prima di andare a scuola, giocavo a pallone in casa e i miei genitori spostavano i mobili per farmi tirare.
Dopo mi reggevano dalle braccia per non farmi cadere e io, tutto concentrato, tiravo un calcio a un pallone più grande della mia gamba, completamente vestito da calciatore, addirittura con le scarpette.
Poi, quando ho iniziato ad andare a scuola, dovevo studiare e, mentre i miei amici giocavano fuori nella villetta, io non potevo giocare con loro perché mi potevo fare male, era il periodo del terrore delle siringhe nei parchi.
Con papà raccoglievame le figurine dei calciatori sugli album Panini.
Inizialmente lui, che non lo aveva mai fatto, figuriamoci io, si era lanciato in quest’avventura armato di nastro adesivo e santa pazienza; dopo un po’ di tempo, e tanto nastro adesivo attaccato, prendendo in mano l’ennesima figurina, mio padre ha notato che un angolo della figurina si era leggermente staccato, scoprendo così, con esclamazioni molto meno sante della pazienza iniziale, che le figurine erano autoadesive .
Quando a scuola ho visto che lo facevano gli altri ho smesso, mi è sempre piaciuto andare controcorrente.
Ho iniziato a scrivere quando sono andato a scuola, prima non mi facevano provare perché avevano paura che mi “cacciassi un occhio” con la penna.
Infatti ho una calligrafia….
Mi telefona un amico
- Hai saputo di Johnny?
- No
- Ha avuto una crisi epilettica provocata da una massa tumorale che gli comprime il cervello…
Lo sento ancora parlare, ma il pensiero è un altro, come posso aiutare Johnny.
Mi do da fare, gli telefono per sapere come sta, mi informo da qualche medico e poi mi rendo conto. Mentre mi faccio seghe mentali un altro ragazzo, che invece vive con la gioia di vivere, vede andare a pezzi tutto.
E riesce a sorridere.
Mi torna in mente la frase di un amica : “ La vita è una sola, vivila!”.
Ha ragione.